Troppo sport può fare male

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Abbiamo detto che praticare l’esercizio fisico non fa dimagrire e che è, invece, indispensabile per ridurre i rischi che l’eccesso di peso comporta, quali il diabete e le malattie cardiovascolari. I problemi sono: “quanto ne devo fare?”, ma anche: “troppo fa male?”.

“The Copenhagen City Heart Study”

Nel 2015, Journal of the American College of Cardiology, Schnohr e altri hanno pubblicato i dati dal “The Copenhagen City Heart Study” dove 1098 jogger sani e 3.950 nonjogger sani sono state seguite prospetticamente dal 2001 [1]. Lo scopo di questo studio era di valutare l’associazione tra jogging e mortalità per tutte le cause, concentrandosi in particolare sugli effetti del ritmo, la quantità e la frequenza dello jogging. I jogger sono stati divisi in 3 gruppi (corridori leggeri, moderati e intensi) che sono stati poi confrontati con il gruppo nonjogger sedentario.

In questo studio, la dose di corsa che è stata più favorevole per ridurre la mortalità era quella più bassa (da ≤1 a 2,4 ore alla settimana, con non più di 3 giorni di esercizio a settimana, a un ritmo lento o medio, circa 8 chilometri all’ora, pari a 6 equivalenti metabolici [MET]).

Viceversa, nel gruppo dei jogger “intensi”, la mortalità era quasi raddoppiata!

la dose di corsa che è stata più favorevole per ridurre la mortalità era quella più bassa … Viceversa, nel gruppo dei jogger “intensi”, la mortalità era quasi raddoppiata!”

Questo studio dimostra che anche praticare jogging per meno di 1 ora alla settimana, quindi al di sotto dei minimi livelli di intensità aerobica consigliati dalle attuali linee guida (≥75 min a settimana), possa essere sufficiente per i benefici sulla mortalità è in linea con altri grandi studi clinici [2-3].

“… anche praticare jogging per meno di 1 ora alla settimana, quindi al di sotto dei minimi livelli di intensità aerobica consigliati dalle attuali linee guida (≥75 min a settimana), possa essere sufficiente per i benefici sulla mortalità”.

D’altra parte, pur essendoci studi con dati contrastanti, questo non il primo lavoro a mostrare che un eccesso di attività fisica possa non essere consigliabile, soprattutto ai fini cardiovascolari.

“Tra i partecipanti di sesso maschile un tempo migliore ed un elevato numero di gare completate sono stati associati a più alto rischio di aritmie, in particolare fibrillazione atriale e bradiaritmie”.

Attività fisica e cuore: La Vasaloppet

Un bello studio di quache anno fa [4], valutava l’associazione tra numero di gare completate e il tempo per finirle, con rischio di aritmie tra i partecipanti alla Vasaloppet, la famosa maratona di sci di fondo che si svolge annualmente in Svezia [5-6].

Tutti i partecipanti senza malattia cardiovascolare che ha completato Vasaloppet durante il periodo 1989-1998 sono stati seguiti attraverso i registri nazionali fino al dicembre 2005.

Tra i partecipanti di sesso maschile un tempo migliore ed un elevato numero di gare completate sono stati associati a più alto rischio di aritmie, in particolare fibrillazione atriale e bradiaritmie.

Attività fisica e cuore: Altri dati

Altri studi dimostrano che alte dosi di attività fisica (> 48 chilometri a settimana di corsa e > 74 chilometri a settimana di cammino) in soggetti con malattia coronarica, sono stati associati alla perdita di beneficio sulla mortalità cardiovascolare [7].

Negli atleti sono stati riportati: calcificazione precoce delle arterie coronarie, rilascio di biomarcatori di necrosi cardiaca indotti dall’esercizio fisico, fibrosi miocardica, fibrillazione atriale e rischio più elevato di morte cardiaca improvvisa [8].

In sintesi

Per concludere, pur non essendoci ancora certezze che un eccesso di attività fisica possa essere dannoso, certamente non è provato che possa dare benefici. Dai dati attuali, quindi, il livello di attività più sicuro da consigliare ai pazienti è il lieve-moderato e questo, ovviamente, soprattutto nei pazienti obesi.

“… il livello di attività più sicuro da consigliare ai pazienti è il lieve-moderato e questo, ovviamente, soprattutto nei pazienti obesi”.

Bibliografia

  1. Schnohr P, O’Keefe JH, Marott JL, et al. Dose of jogging and long-term mortality: the Copenhagen City Heart Study. J Am Coll Cardiol. 2015 Feb 10;65(5):411-9. doi: 10.1016/j.jacc.2014.11.023.
  2. Lee DC, Pate RR, Lavie CJ, Sui X, Church TS, Blair SN. Leisure-time running reduces all-cause and cardiovascular mortality risk. J Am Coll Cardiol. 2014 Aug 5;64(5):472-81. doi: 10.1016/j.jacc.2014.04.058.
  3. Chomistek AK, Cook NR, Flint AJ, Rimm EB. Vigorous-intensity leisure-time physical activity and risk of major chronic disease in men. Med Sci Sports Exerc. 2012 Oct;44(10):1898-905. doi: 10.1249/MSS.0b013e31825a68f3
  4. Andersen K, Farahmand B, Ahlbom A, Held C, Ljunghall S, Michaëlsson K, Sundström J. Risk of arrhythmias in 52 755 long-distance cross-country skiers: a cohort study. Eur Heart J. 2013 Dec;34(47):3624-31. doi: 10.1093/eurheartj/eht188. Epub 2013 Jun 11
  5. Vasaloppet. Da Wikipedia, l’enciclopedia libera.
  6. Vasalopet. Sito della manifestazione (versione inglese)
  7. Lee DC, Lavie CJ, Vedanthan R. Optimal dose of running for longevity: is more better or worse? Optimal dose of running for longevity: is more better or worse? J Am Coll Cardiol. 2015 Feb 10;65(5):411-9. doi: 10.1016/j.jacc.2014.11.023.
  8. Eijsvogels TMH, Thompson PD, Franklin BA. The “Extreme Exercise Hypothesis”: Recent Findings and Cardiovascular Health Implications.Curr Treat Options Cardiovasc Med. 2018 Aug 28;20(10):84. doi: 10.1007/s11936-018-0674-3.

Riguardo all'autore

Gianleone Di Sacco

Nato a Pisa nel 1959. Risiede a Milano dalla nascita.

Laureato in Medicina e Chirurgia presso l'Università degli Studi di Milano con il massimo dei voti, specializzato, con lode, in Endocrinologia presso l'Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia.

Dirigente Medico
U.O.C. di Malattie Endocrine e Diabetologia
Centro di riferimento per lo studio, la diagnosi e la terapia dell’obesità.
ASST Lariana – Ospedale Sant'Anna di Como

Membro di svariate Associazioni e Società Scientifiche, anche con incarichi istituzionali.

Da anni svolge attività clinica e di ricerca, in particolare, nel campo della terapia farmacologica dell'obesità.

Di Gianleone Di Sacco

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